Old Democratic Style: la storia del Partito Democratico

Il Partito Repubblicano guidato da Abraham Lincoln ai suoi albori era in realtà un odierno partito socialdemocratico: egualitarista nei principi (ma non nella pratica), accentratore, protezionista, favorevole ad una limitazione delle libertà individuali e delle singole collettività nel perseguimento di un’idea comune di Nazione (occupazione militare degli Stati del Sud dopo la Guerra Civile).

La Guerra Civile, con il paravento dell’abolizionismo (eccezionale mossa propagandistica di Lincoln quella di legare il concetto di contrapposizione Nord/Sud alla schiavitù, mossa che tra l’altro sopravvive ancora oggi nella vulgata culturale o pseudoculturale), iniziò quell’allontanamento dai principi dei Padri Fondatori e a una visione diversa e più permeante dello Stato all’interno della società.

Jefferson Davis, il presidente degli Stati Confederati l’aveva sostenuto fin dall’inizio della “Secessione”, e a suo modo, visto che l’onestà intellettuale non gli mancava, lo stesso Lincoln riconobbe in seguito che la Guerra Civile era dovuta ad una diversa interpretazione del termine libertà (potremmo azzardare l’ipotesi che i Sudisti perseguivano la libertà negativa e gli yankees quella positiva, ma poi il discorso si farebbe troppo lungo).

In ogni caso i principali (ma non gli unici) eredi di Thomas Jefferson erano i democratici e non i repubblicani, e tali rimasero fino alla Seconda Guerra Mondiale, sviluppando un’idea di politica che aveva come elementi fondanti un forte decentramento, l’antiproibizionismo e un forte senso di comunità (che spesso trovava sfogo nella dottrina segregazionista).

Il primo presidente democratico dopo la Guerra Civile fu Grover Cleveland (mandato dall’1885 al 1889 e poi dal 1893 al 1897), liberista e conservatore, era contrario all’aumento della spesa pubblica (nel 1887 pose il veto alla legge per gli stanziamenti  per gli agricoltori in Texas in difficoltà per la siccità spiegando che “Gli aiuti federali in casi del genere incoraggiano ad attendersi cure paterne da parte dello Stato e indeboliscono la robustezza del carattere nazionale”).

In quegli anni il Sud era rimasto agricolo, ma il lavoro nei campi si era meccanizzato. I proprietari terrieri avevano investito ingenti somme per le macchine, per acquistare più poderi e assumere più braccianti, ciò nonostante la tecnologia non portò maggior benessere, perché gli agricoltori e il libero mercato dovettero scontrarsi principalmente con il monopolio bancario e delle ferrovie (due mondi legati al Partito Repubblicano) e con molti altri cartelli in apparenza secondari ma per loro vitali (quello sui sacchi di iuta). Nel suo secondo mandato, Cleveland appoggiò apertamente quei due mondi monopolistici principali. Gli agricoltori, a causa della parità aurea e dell’aumento della popolazione, che aveva come conseguenza una estrema scarsità di dollari in circolazione, al momento del saldo dei prestiti in pratica dovevano pagare una somma che era di valore reale doppio rispetto al credito ricevuto. Molti perdevano i campi, i macchinari, ed erano costretti a diventare braccianti: ma a causa dell’esorbitante numero di braccianti in circolazione, i salari scendevano vertiginosamente. Iniziarono così a sorgere le prime associazioni di agricoltori e di braccianti (sia bianchi che neri che bianchi e neri insieme: un giornale dell’Alabama scrisse: “L’Alleanza bianca e quella di colore sono unite contro i cartelli”, anche se la maggior parte dei neri era ancora legata al Partito Repubblicano), che chiesero di legare l’emissione di moneta anche all’argento. Cleveland da Washington DC si rifiutò.

Il presidente democratico Woodrow Wilson (mandato dal 1913 al 1921) interruppe i vent’anni di strapotere repubblicano del dopo Cleveland grazie a due circostanze favorevoli. La prima: l’ala più di sinistra del GOP si scisse fondando un partito ancor più progressista. La seconda, fra i neo-immigrati ammessi a votare, gli irlandesi e gli ebrei (fra i gruppi numericamente più consistenti) appoggiarono il Partito Democratico. Wilson era un vero democratico del Sud: anti-interventista (entrò nella I Guerra Mondiale dopo un tentativo di rimanere neutrale a causa della minaccia tedesca di affondare navi mercantili americane dirette in Europa e per difendere il mercato inglese che era diventato il più importante per gli States), favorevole all’autodeterminazione dei popoli, ed estremamente tiepido verso l’imperativo categorico dell’integrazione razziale a tutti i costi.

La presidenza di Franklin Delano Roosevelt (1933-1945) e quella di Harry Truman (1945-1953), con le politiche del New Deal, spostarono l’indirizzo del partito a sinistra, tant’è che i democratici fecero i conti con una scissione in quegli anni. Nel 1948 si costituì infatti lo States’ Right Democratic Party, i cui membri sono conosciuti come Dixiecrats. Il governatore del South Carolina, James Strom Thurmond, e il governatore del Mississippi, Fielding L. Wright, furono nominati come candidati rispettivamente alla presidenza e alla vicepresidenza. Il ticket non andò affatto male, raccogliendo 1.169.021 voti popolari e 39 voti elettorali (10 in Louisiana, 9 nel Mississippi, 11 in Alabama, 8 in South Carolina e uno in Tennessee). Fu l’unica volta che i Dixiecrats parteciparono ad un’elezione presidenziale, ma successivamente i loro componenti riuscirono ad imporsi nelle elezioni amministrative in alcune aree del Sud , anche tornando a correre nelle fila del Partito Democratico.

L’attuale scacchiere politico che vede i repubblicani collocarsi come forza di centrodestra (dai conservatori ai liberali) e i democratici come forza di centrosinistra (dai liberali ai liberal) fu consacrata negli anni ’60, quando nel Sud l’elettorato conservatore iniziò a valutare il GOP come partito di riferimento. L’era di Richard Nixon e quella di John Fitzgerald Kennedy aumentarono lo spostamento di voti da un partito all’altro, che poi si andò a cristallizzare.

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